Quando la passione per la cucina dei grandi chef si scontra con l’inesorabile inclinazione al business
La cena al ristorante di Gordon Ramsey al Savoy Grill di Londra prometteva di essere un’esperienza culinaria memorabile, una di quelle serate da incorniciare nella memoria di un gourmet. Con le aspettative alle stelle, alimentate dalla reputazione stellare dello chef e del locale stesso, mi accingevo a vivere un viaggio di sapori unici e indimenticabili. Eppure, la realtà si è rivelata ben diversa.
Il sipario si è alzato con un Arnold Bennet soufflè, che prometteva delicatezza e raffinatezza. Tuttavia, sin dal primo assaggio, è stato chiaro che il protagonista di questa esperienza sarebbe stato un unico, invadente ingrediente: il burro nocciola.
Lontano dall’essere un sottile complemento, il suo sapore ha dominato la scena, offuscando completamente il delicato gusto dell’haddock affumicato.
Proseguendo con la sogliola di Dover alla Grenobloise, le mie speranze di redenzione si sono presto dissolte. Per primo mi aspettavo un esemplare della celeberrima sogliola di Dover, regina indiscussa della cucina inglese, al contrario ciò che è arrivato al tavolo era uno sparuto e triste esemplare della famiglia ben inondato del solito burro nocciola, trasformando così l’evento atteso in una ripetizione monocorde del primo atto. L’equilibrio e la leggerezza, che tanto avevo anelato, si sono rivelati essere mere illusioni.
Il finale, con la marquise al cioccolato doveva essere il momento di riscatto, l’apice di una serata dedicata al piacere del palato. Invece, anche quest’ultimo ha seguito lo stesso copione, con il burro nocciola ancora una volta come indiscusso protagonista. Quello che avrebbe potuto essere un lieto fine si è trasformato in una conferma della mancanza di varietà e creatività. Come sottolineato anche dalla povera madeleine offerta.
Quella che doveva essere un’esperienza gastronomica si è rivelata una promessa non mantenuta, un viaggio culinario che si è perso in una monotonia di sapori dominati dal burro nocciola. Da un ristorante della statura del Savoy, e sotto la guida di un nome come Gordon Ramsey, ci si aspetta un’esplorazione di sapori, una celebrazione della varietà e della capacità di esaltare ogni ingrediente. Quello che ho vissuto è stato un monologo gustativo, l’uso a livello industriale di una grande reputazione del passato.