Come l’evoluzione stilistica e la sostenibilità stanno plasmando il nuovo corso dell’Amarone e dei vini rossi italiani
Negli ultimi anni, il settore vinicolo ha affrontato sfide significative, con una flessione particolarmente marcata nel consumo di vino rosso. Questa tendenza, temporaneamente interrotta dal rimbalzo post-Covid, ha trovato nel 2023 una conferma della sua persistenza. Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), questa crisi è il risultato di un mix complesso di fattori generazionali e climatici che richiedono un’attenzione particolare e strategie mirate per essere affrontati.
Durante l’evento “Amarone Opera prima” a Verona, organizzato dal Consorzio vini della Valpolicella, si è discusso ampiamente di come il cambiamento climatico, le dinamiche di produzione e le tendenze di mercato stiano mettendo alla prova regioni vinicole storiche come la Valpolicella. Carlo Flamini, responsabile dell‘Osservatorio UIV , ha evidenziato come, per la prima volta dopo decenni di crescita, il mercato del vino stia assistendo a una restrizione del proprio ambito operativo, sebbene alcuni segmenti premium mostrino ancora segni positivi.
Negli Stati Uniti, ad esempio, nonostante una generale flessione del 9% nelle vendite di vino rosso italiano nel canale on-premise, la fascia di prezzo all’ingrosso superiore ai 25 dollari per bottiglia ha registrato un incremento del 2%. Questo dato suggerisce una via da seguire per i produttori italiani: abbandonare l’idea del vino rosso come prodotto di “mass market” e concentrarsi invece su valori di identità, coerenza territoriale e stilistica.
La crisi dei vini rossi, e in particolare dell’Amarone, icona vinicola della Valpolicella, ha sollevato interrogativi cruciali sul futuro di questo settore. L’edizione 2023 di “Amarone Opera prima” ha messo in luce la necessità di un’evoluzione stilistica che risponda alle nuove esigenze del mercato, mantenendo al contempo l’equilibrio e la territorialità che hanno reso l’Amarone famoso a livello globale.
La riduzione dei volumi esportati dell’Amarone nel 2023, in linea con i dati del 2019 ma con una crescita complessiva negli ultimi dieci anni, riflette una tendenza più ampia di contrazione dei consumi di vino rosso a livello mondiale. Questa situazione impone una riflessione sulle strategie da adottare per rilanciare il settore, in particolare per quanto riguarda il re dei rossi veneti.
Il presidente del Consorzio vini della Valpolicella, Christian Marchesini, ha sottolineato l’importanza di produrre un Amarone più in linea con i gusti attuali, in particolare riducendo la gradazione alcolica, un aspetto a cui i consumatori moderni prestano grande attenzione. Questo implica un intervento sia in vigna, per proteggere i grappoli dall’intensificarsi dei raggi solari dovuto al riscaldamento globale, sia in fruttaio, per ottimizzare il processo di appassimento delle uve.
Andrea Lonardi, vicepresidente del Consorzio, ha evidenziato la necessità di un cambio di paradigma, passando da un approccio incentrato sul volume a uno focalizzato sul valore. Questo significa meno appassimento e più attenzione alla territorialità, trasformando l’Amarone da un vino “muscoloso” a uno di prestigio, con una forte identità. Questa direzione è confermata anche dai dati di mercato degli Stati Uniti, dove i vini premium mantengono una posizione solida, in particolare nel canale Horeca, con un incremento del 2% nella fascia di prezzo superiore.
Il quadro complessivo mostra una contrazione importante nell’export di vini rossi, non solo italiani ma anche francesi e spagnoli, con cali rispettivamente del 15% e oltre il 20% negli ultimi due anni. I consumi globali di vino rosso hanno registrato una diminuzione del 7% rispetto al 2021, con riduzioni significative nei principali mercati di esportazione.
Per affrontare questa crisi strutturale, è essenziale che i produttori di vino rosso lavorino per rafforzare l’identità stilistica e la coerenza territoriale dei loro prodotti. Questo approccio non solo aiuterà a distinguere i vini rossi italiani in un mercato sempre più competitivo ma contribuirà anche a preservare e valorizzare il patrimonio vinicolo di regioni storiche come la Valpolicella. La sfida è complessa, ma con strategie mirate e un impegno condiviso, il settore può navigare con successo attraverso questi tempi turbolenti e verso un futuro prospero.